Benvenuti su LaLaLab, questa è Booknotes, la rubrica che abbiamo deciso di dedicare all’intreccio, non sempre svelato, che spesso esiste fra la musica e la letteratura.
La domanda è sempre la stessa: quanti brani musicali traggono ispirazione da opere letterarie – citandole, riadattandole, trasponendole – e quante di queste contengono al contrario citazioni musicali e suggestioni sonore?
Nelle ultime puntate abbiamo esplorato alcuni casi interessanti appartenenti alla seconda categoria: ci siamo immersi, cioè, nella lettura di opere letterarie che parlavano di musica, la contenevano, la spiegavano o romanzavano.
Oggi vogliamo tornare alle origini e dedicare la puntata a un album del 2009 ispirato al classico del momento: 1984 di George Orwell. Il 2021 promette infatti di essere l’anno del romanzo distopico per eccellenza: da una parte, la scadenza dei diritti (a 70 anni dalla morte dell’autore, avvenuta il 21 gennaio 1950) ha dato il via libera alla pubblicazione di nuove edizioni da parte delle casi editrici, che hanno invaso le librerie di nuove copertine, nuove traduzioni, nuovi formati… (qui potete farvi un’idea); dall’altra, la notizia, risalente a un mese fa circa, che l’opera di Orwell diventerà presto una serie tv: «Mentre il mondo si aggrappa alla democrazia e ai governi in un’epoca divisa fra sorveglianza, fake news e decadenza della verità, l’urgenza del capolavoro di Orwell è innegabile», hanno dichiarato i produttori, spiegando che «la televisione sembra la destinazione naturale per ritrarre una società in cui le persone si fidano più dei loro schermi che del mondo fuori dalle loro finestre».
Insomma abbiamo il libro, avremo la serie tv, manca solo la colonna sonora, ma risolviamo subito, recuperando dalla nostra raccolta… The Resistance dei Muse, ovviamente!
Il quinto album della band britannica è, infatti, esplicitamente e interamente ispirato al romanzo di George Orwell. La traccia di apertura, Uprising, ci catapulta subito nello stesso immaginario distopico, in cui la paranoia è dilagante e i potenti «cercano di somministrarci droghe per tenerci tutti inebetiti», sperando di celare ai nostri occhi la verità che ci circonda.
Matthew Bellamy, frontman e autore della maggior parte dei testi, ha dichiarato che Uprising rappresenta un urlo di protesta contro la crisi finanziaria e la politica scellerata delle banche (i «gatti grassi» nel testo), ma la canzone si presenta anche e soprattutto come un incitamento alla rivolta contro un sistema che prevede il «controllo mentale» e che si serve dei mass media e delle reti d’informazione (the PR / the transmissions will resume) per veicolare «bugie confezionate per tenerci intrappolati nell’avidità» (packaged lie to keep us trapped in greed):
Rise up and take the power back, it’s time that
The fat cats had a heart attack, you know that
Their time is coming to an end
We have to unify and watch our flag ascend
They will not force us
They will stop degrading us
They will not control us
We will be victorious
Non è difficile cogliere i richiami al totalitarismo del Big Brother in 1984. I temi del controllo, della paura e della menzogna vengono ripresi da un’altra traccia, MK Ultra: «coercive notions re-evolve» (Nozioni coercitive si rievolvono); «How much deception can you take? / How many lies will you create?» (Quanti inganni potrai sopportare? / Quante bugie inventerai?).
Come dimenticare gli slogan del Partito e frasi come “La menzogna diventa verità e passa alla storia” o “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”. I versi «All of history / Deleted with one stroke» (Tutta la storia / cancellata con un colpo) sembrano riferirsi proprio al processo di cancellazione e manomissione della memoria storica operata dal Partito, e la stessa allusione sembra ritornare in Unnatural Selection, in cui il soggetto della canzone si domanda «Is there a hope that the facts would ever find us?»(C’è speranza che i fatti ci troveranno mai?).
Analoghi temi politici e sociali vengono affrontati anche nel primo singolo estratto, United States of Eurasia (+Collateral Damage):
You and me are the same
We don’t know or care who’s to blame
But we know that whoever holds the reins
Nothing will change, our cause has gone insane
L’influenza di 1984, in cui l’Eurasia è una delle tre grandi potenze della Terra, è stata dichiarata dallo stesso Bellamy in un’intervista. Rispetto alle altre tracce, però, United States of Eurasia (+Collateral Damage) non si limita alla critica della società, ma arriva a condannare la situazione geopolitica globale: «Why split these states? / When there can be only one!» e la guerra in particolare: il titolo Collateral Damage è infatti un termine impiegato dai politici e dai media per banalizzare l’uccisione in guerra di persone innocenti, e lo stesso outro contiene un recital alquanto modificato del Nocturne Op.9 No.2 in Mi bemolle di Frédéric Chopin, con effetti sonori che evocano l’innocenza (es. la risata dei bambini) e il rumore di un jet da combattimento in chiusura, che al contrario rappresenta la morte di quell’innocenza e la crudeltà della guerra.
Tuttavia, è la title track a manifestare il legame più stretto con il classico della distopia, rivisitando la storia d’amore tra i due protagonisti, Winston e Julia.
Il regime del Big Brother condanna relazioni amorose che non abbiano come fine la procreazione e la prima strofa della canzone rimanda alla clandestinità di questa relazione:
Is our secret safe tonight
And are we out of sight
Or will our world come tumbling down?
Will they find our hiding place
Is this our last embrace
Or will the walls start caving in?
Per evitare di essere scoperti, i due amanti trovano rifugio in una stanza – «Will they find our hiding place?» (Troveranno il nostro nascondiglio?) – situata nei quartieri riservati al Prolet, la zona meno sorvegliata perché abitata dalla classe operaia semianalfabeta; decideranno in seguito di concretizzare la loro avversione al Partito collaborando con un’organizzazione clandestina di ribelli, la Fratellanza (Brotherhood), ma verranno catturati da uno squadrone della psicopolizia e consegnati separatamente in una prigione del Ministero dell’Amore.
Nel testo troviamo un esplicito riferimento sia alla psicopolizia: «Kill your prayers for love and peace / You’ll wake the thought police / We can’t hide the truth inside» (Soffoca le tue preghiera per l’amore e per la pace / Sveglierai la psicopolizia / Non possiamo nascondere la verità), sia alla tortura cui saranno sottoposti i due amanti dopo la cattura: «They’ll keep us apart, and they won’t stop breaking us down; Our lips must always be sealed» (Ci terranno separati, e non smetteranno di spezzarci; Le nostra labbra devono essere sempre sigillate).
Tuttavia, la canzone lascia in sospeso il finale, preferendo a una sicura sconfitta la speranza:
The night has reached its end
We can’t pretend
We must run
We must run
It’s time to run
Take us away from here
Protect us from further harm
Resistance!
Il senso complessivo della canzone si può desumere dagli ultimi due versi: «Proteggici dal male futuro / Resistenza!» Non è chiaro a chi si stia rivolgendo la richiesta di protezione, ma la chiave di lettura ci viene fornita in un verso precedente: «Love is our resistance».
È quindi nell’amore che Matthew Bellamy ripone la speranza per la salvezza. Una speranza che nel romanzo viene disillusa.
Cari lettori, se anche voi siete soggetti alla Orwell-mania, l’album dei Muse è perfetto per accompagnarvi nella (ri)lettura di 1984 o nell’attesa della serie tv.
Curiosità.
La registrazione è stata realizzata in Italia, in buona parte a Milano, presso le Officine Meccaniche di Mauro Pagani sui Navigli, e presso lo Studio Bellini sul Lago di Como, nell’abitazione di proprietà di Bellamy.
Oltre alla versione standard, è stata commercializzata un’edizione speciale dell’album, costituita da un DVD aggiuntivo che contiene il dietro le quinte della registrazione dei vari brani.
Per l’uscita del primo singolo United States of Eurasia (+Collateral Damage), i Muse hanno organizzato una sorta di caccia al tesoro planetaria, intitolata “Progetto Eurasia”: la band ha incluso sei segmenti del brano in sei diverse chiavette USB nascoste nelle principali città del mondo (New York, Parigi, Berlino, Mosca, Dubai, Hong Kong e Tokyo). L’unico modo per ascoltare in anteprima il singolo prevedeva la cooperazione a livello mondiale dei fan che, dopo essersi iscritti al Progetto, avrebbero dovuto trovare le chiavette, codificare le serie di cifre che queste contenevano, inserirle sul sito ufficiale e sbloccare quindi il brano nella versione integrale.
Non è un caso che si sia scelta come data di prima pubblicazione dell’album l’11 settembre. Si tratta infatti di una data simbolica, quella dell’attacco alle Twin Towers di New York nel 2001 e della conseguente «guerra al terrore» scatenata in risposta dal presidente Bush e dall’ allora premier britannico Tony Blair.
Extra.
Il Rifugio dell’Ircocervo ha recentemente pubblicato un’intervista a sette traduttori delle nuove edizioni di 1984.
Vi consigliamo inoltre la puntata di “Moby Dick”, andata in onda su ReteDue sabato 30 gennaio, dedicata alla figura di George Orwell: Michela Daghini e Brigitte Schwarz discutono con gli anglisti Margaret Rose e Paolo Bertinetti, la scrittrice e traduttrice Franca Cavagnoli, lo storico Marcello Flores, l’editorialista Pierluigi Battista. Nel programma anche le considerazioni del comparatista e anglista Piero Boitani.
Arrivederci al prossimo mese con una nuova puntata di Booknotes.