LaLaLab

Stelle dell’editoria – Fumettisti

Benvenuti su LaLaLab, questa è Stelle dell’editoria, la rubrica astrologica dedicata alla (ri)scoperta di scrittori, poeti, letture e protagonisti del mondo editoriale, disponibile tutti i lunedì alle 16.30

La puntata di oggi è dedicata a fumettisti italiani e internazionali che hanno fatto la storia, vi imbatterete in un oroscopo leggermente disordinato e troverete inoltre alcune coppie di segni, perché un fumetto, si sa, è spesso il frutto di uno sceneggiatore e un disegnatore.

Buona lettura!

ARIETE

Forse non tutti sanno che dietro alla creazione del personaggio di Diabolik, si cela la vicenda di due sorelle. Entrambe figlie della buona borghesia milanese, Angela e Luciana Giussani sono infatti le due creatrici del primo fumetto nero italiano. Diabolik nasce soprattutto grazie ad Angela, la sorella maggiore, che dopo aver sposato nel 1946 l’editore Gino Sansoni entrerà a lavorare nella casa editrice di sua proprietà Astoria, per poi licenziarsi e fondare, grazie all’intraprendenza che la contraddistingue, la propria casa editrice che chiamerà affettuosamente Astorina e con la quale lancerà nel 1962 il primo numero del fumetto, dal titolo Il Re del Terrore.
Tutta diversa apparirebbe la vita di Luciana, sorella minore di Angela, più piccola di sei anni, che dopo aver conseguito il diploma diviene impiegata in una fabbrica di aspirapolveri.
Nel 1964, dopo 13 numeri di grande successo, Luciana però non vuole più stare a guardare le imprese di sua sorella, e fa venir fuori l’Ariete che è in lei: trova il coraggio di abbandonare il suo posto fisso in fabbrica per tuffarsi nel futuro molto più incerto della casa editrice.
Il futuro di Diabolik si trasforma così in un’avventura scritta a quattro mani fino alla morte di Angela nel 1987, dopo la quale Luciana, ormai del tutto fedele alla linea dello spietato ladro e assassino, continuerà a condurre per altri 13 anni la direzione del fumetto e della casa editrice.
Nel 2000 pubblicherà l’ultimo numero da lei firmato, Vampiri a Clearville, e morirà l’anno dopo lasciando il campo aperto a molte nuove avventure per un Diabolik al contrario decisamente immortale.

Qui un estratto dalla serie dedicata ai maestri del fumetto Fumo d’inchiostro, con una breve testimonianza del lavoro delle Regine del Terrore e della loro equipe.

 

TORO E LEONE

La prima coppia di questo oroscopo è dedicata a Alberto Aleandro Uderzo e René Goscinny, gli autori a cui si deve l’invenzione del tanto amato personaggio di Asterix, guerriero gallico dai pronunciati baffi rossi, e della sua fidata spalla, Obelix.
Uderzo (il Toro) e Goscinny (il Leone) si incontrano quasi fortuitamente a Bruxelles, frequentando i locali di due diverse agenzie, la World Press e la International Press, che oltre a condividere gli spazi si scambiavano anche gli autori. I due, che diventeranno nel tempo amici inseparabili, hanno già avviato le proprie carriere nel mondo del fumetto con diversi personaggi all’attivo, quando il fondatore della World Press affiderà loro il primo lavoro in coppia, a seguito del quale nasceranno personaggi come Jehan Pistolet, Benjamin e Benjamine e Luc Junior.
L’unione fra i due si consolida e Uderzo e Goscinny mettono mano su qualsiasi cosa, dal galateo alle pubblicità per cioccolato e margarina, fino a storie dal gusto più spiccatamente realistico.
Il 1959 è l’anno del vero successo dal momento in cui Radio Luxembourg avanza la proposta di fondare un giornale per ragazzi: sarà infatti nel primo numero di Pilote che verrà pubblicato Astérix le Gaulois, prima apparizione di uno dei personaggi dei fumetti più umoristici di sempre.
Asterix e Obelix sono infatti i beniamini difensori di un piccolo villaggio gallico dell’Armorica, il primo dotato di incredibile astuzia, il secondo di poteri magici ottenuti per via di un bizzarro imprevisto accaduto quando era solo un bambino. Asterix e Obelix incarnano però qualcosa di più all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, della Resistenza e dell’elezione, proprio nel ’59, di Charles de Gaulle come Presidente della Repubblica francese; ad esempio il mito (per i francesi) di un’altra resistenza, quella contro l’invasore romano ai tempi di Giulio Cesare, e al tempo stesso una sofisticata parodia storica, perché Uderzo e Goscinny, entrambi figli di emigranti, prendono in giro un po’ tutti quanti, Elvezi, Britanni, Greci, Belgi, senza però inseguire alcun nazionalismo, perché, come saprete, i Galli delle loro vignette oltre che coraggiosi e forti sono soprattutto buffi, attaccabrighe e un po’ sempliciotti. Tori, Leoni, prendete spunto da questa formidabile doppia coppia, l’umorismo è la chiave per comprendere l’universo e la vita di tutti i giorni!

Qui due video (in francese!) per approfondire.

Goscinny & Uderzo – Astérix & les Onomatopés

Goscinny & Uderzo – da Les archives de la RTS, 1968

 

GEMELLI

Cari gemelli, vi siete mai immersi nel fantastico e onirico mondo di Hugo Pratt? Se la risposta è no, è giunto il momento di compiere questo passo, e vi consigliamo di cominciare esattamente dal principio con Una ballata del mare salato, la storia di esordio del più noto personaggio scaturito dai tenui colori acquarellati di Pratt: Corto Maltese.
Dopo aver letto la ballata, considerata uno dei primi esemplari di romanzo a fumetti italiano, non potrete più fare a meno di lasciarvi travolgere dalle incredibili avventure di Corto. Dalle Indie alle Afriche, dai colori sudamericani di Bahia a quelli malinconici di Venezia, l’eroe marinaio dallo sguardo scaltro ripercorre i paesaggi che attraversò lo stesso Pratt nel corso della sua avventurosa vita. Corto Maltese è in effetti in tutto e per tutto l’alter ego del suo disegnatore, che lo racconta anche in una rara tavola illustrata, pubblicata nel 1974 in un volume a tiratura limitata della Milano Libri, dove Morgana – altra storica protagonista delle storie del marinaio – si interroga sul segno zodiacale di Corto, affermando con estrema convinzione: «Dovrebbe essere un Gemelli perfetto» (proprio come Hugo Pratt verrebbe da dire) «Prima di tutto perché gli piacciono le complicazioni e, soprattutto, perché se le inventa lui stesso». Quando Morgana andrà in cerca di Corto per domandargli il giorno della sua nascita scoprirà però qualcosa di diverso, siete curiosi?

Scopritelo!

 

CANCRO

Una storia curiosa quella di Joaquín Salvador Lavado Tejón, in arte Quino, e del suo personaggio a fumetti più conosciuto, la saggia e tremenda bambina Mafalda.
Una storia, quella di Quino, nato a Mendoza il 17 luglio del 1932 sotto il segno del Cancro, che forse proprio a voi lettori cancerini suonerà particolarmente coerente con i vostri sentimenti e con l’andamento altalenante delle vostre vite, dei vostri successi e dei fallimenti, o delle vostre inaspettate fortune. Quino infatti resta orfano di entrambi i genitori ancora bambino, ma è dallo zio Joaquín che eredita, oltre al nome, la passione per il disegno che cercherà di coltivare iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Mendoza. Ma per Quino l’Accademia non è la strada giusta, e la abbandonerà dopo quattro anni per dedicarsi alla sua vera passione: vignette umoristiche.
Anche in questo vi ritrovate, Cancerini? Non portate a termine gli ambiziosi obiettivi che vi siete prefissati? Pensate continuamente di non avere a fuoco il vostro posto nel mondo? Non importa, andate avanti.
Quino infatti nel 1952 si sposterà nella grande Buenos Aires, dove inizierà a frequentare le redazioni della capitale e a pubblicare i suoi disegni su diversi quotidiani latino americani fra i più noti, ma il successo arriva in maniera del tutto inaspettata. La Mansfield, una ditta di elettrodomestici, lo ingaggia per lavorare a una campagna pubblicitaria, ed è in questa occasione che nasce Mafalda; ancora una volta qualcosa va storto nel percorso del disegnatore argentino e il progetto si arena, insieme alle otto strisce disegnate che verranno accantonate fino all’anno successivo. Nel 1964 la redazione di Primera Plana chiederà a Quino una vignetta: Mafalda da quel giorno, ripescata dal cassetto abbandonato, non ha più smesso di esprimere le sue opinioni critiche e polemiche nei confronti del genere umano.

Ascoltate questa breve intervista al fumettista fatta in occasione del Future Film Festival di Bologna del 2007.

 

VERGINE E CAPRICORNO

Tex Willer è un ranger del Texas, un quarantenne ben piazzato, forte e muscoloso, dal fisico sensazionale. Adesso provate a cercare le vecchie fotografie del duo che ha dato vita a questo famoso personaggio del west: apparentemente due distinti signori nati nel primo ventennio del Novecento, in giacca e cravatta, lo sguardo serio. Si tratta di Giovanni Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, l’autore e il disegnatore. Un Capricorno e una Vergine.
La smisurata fortuna di Tex (la più duratura serie a fumetti italiana, ad oggi ancora la testata di punta della sua casa editrice, la Sergio Bonelli Editore) scaturisce così dal fortunato connubio dei due autori, che prima ancora di lanciare il texas ranger sul mercato editoriale stavano lavorando a un altro personaggio dalle fattezze di uno spadaccino mascherato in calzamaglia e mantello, e sul quale riponevano molte più aspettative, Occhio Cupo. Nonostante quest’ultimo si rivelò un vero insuccesso, la coppia determinata voltò pagina rapidamente, e chissà che le bizzarrie circa la genesi del nome di Tex Willer non derivino da questa rapidità: si dice che l’ispirazione venne dall’insegna di un negozio di abbigliamento (Tex Moda), e il cognome, inizialmente pensato per essere Killer, fu sostituito su consiglio della moglie di Bonelli, Tea, anch’essa editrice e disegnatrice.
Da quel momento in avanti la strada fu tutta in discesa, dai primi 973 numeri pubblicati nella Collana del Tex, agli Albi d’Oro fino ai diversi formati giganti, Tex ha raggiunto primati indiscussi, arrivando a vendere anche 700.000 copie al mese, oltre le quasi duemila copertine disegnate da Galleppini per il personaggio. Insomma, un team praticamente invincibile.

Care Vergini, cari Capricorni, andate anche voi in cerca del vostro compagno ideale, il successo è alle porte!

Qui un racconto di Tex da parte di Sergio Bonelli, figlio di Gianluigi e Tea Bonelli.

 

BILANCIA

Care Bilance, potrebbe risultare ai limiti della banalità ricordarvi che le stelle vi hanno conferito il dono della simmetria e dell’equilibrio, il pregio dell’imparzialità e un incontenibile desiderio di muovervi sempre alla ricerca di un’alternativa.
Grande padrone di questo equilibrio, senz’altro in materia di fumettistica, è Francesco Tullio-Altan, il noto vignettista trevigiano che a partire dall’inizio degli anni ’70, quando compaiono le sue prime collaborazioni coi giornali italiani, ha offerto il suo personale spaccato del Bel Paese sapendo mettere in campo le migliori armi satiriche a sua disposizione.
In una intervista rilasciata a Repubblica in occasione di Lucca Comics and Games 2019, Altan, nonostante il suo essere schivo, o meglio «un bell’uomo taciturno, molto attento a non urtare la suscettibilità con una eccessiva presenza nel mondo» (come invece lo descrive l’amico Staino in quest’altra conversazione per l’introduzione alla mostra al MAXXI Altan. Pimpa Cipputi e altri pensatori), racconta di come la sua carriera da disegnatore cominci per caso, nel senso di non aver seguito alcuna scuola di formazione, nonostante la passione per il fumetto gli derivi dall’infanzia e da quel divieto imposto dal padre per cui la lettura dei fumetti fosse consentita soltanto d’estate. Personaggi come Trino, il piccolo dio impreparato e incapace di gestire la creazione del mondo, e il metalmeccanico Cipputi, si mescolano a un più vasto universo popolato di personaggi senza nome sempre pronti a criticare, redarguire, schernire, accettare, contraddire.
Come? Ah, perché parlavamo di equilibrio dite? Non avrete mica dimenticato che Altan è anche il “papà” di quella simpatica cagnolina bianca a pois rossi che utilizza aeroplani e idrovolanti per viaggiare alla scoperta di mondi lontani! Esatto, fra una satira e l’altra, Altan inventò la Pimpa per sua figlia, quando un giorno lei gli domandò di disegnarle un cane. Non sapeva che sarebbe diventata un’amata compagna di giochi anche per tutti i bambini italiani!

 

SCORPIONE

Marjane Satrapi, autrice della celebre autobiografia a fumetti Persepolis, potrebbe riflettere perfettamente le tipicità del segno dello Scorpione, dalla personalità forte, ribelle e anticonformista, vulcanica e passionale. Chi se non una fumettista, regista, illustratrice e sceneggiatrice iraniana, naturalizzata francese, che ha scelto di servirsi dell’arte del disegno per raccontare qualcosa di estremamente profondo come la sua vita, e in particolare la sua infanzia e la sua adolescenza, divisa fra l’Iran e l’Europa, sullo sfondo della rivoluzione islamica a Theran, dalla caduta dello Scià al conflitto con l’Iraq?
Eppure in un’intervista rilasciata all’Independent nel 2006 Marjane prende le distanze da chi la definisce “mozzafiato” e afferma «People call me strong, you should meet the women in Iran» (Le persone mi vedono come una donna forte, ma dovrebbero incontrare le donne in Iran).
Persepolis ha la franchezza della sua autrice, il sintetico e quasi elementare disegno in bianco e nero, arriva dritto al cuore dello spettatore svolgendo alla perfezione il suo compito, mettere in mostra un Iran libero dai pregiudizi, ritraendo la vita di una famiglia intellettuale e progressista, quella di Marjane, disposta a tutto pur di difendere il diritto alla libertà, disposta perfino ad allontanare l’unica figlia da un Iran represso e conservatore, e destinandola inevitabilmente a un futuro in esilio. Un futuro che le donerà però quella libertà di espressione grazie alla quale Marjane darà voce al suo passato e alla sua amata terra natia «una volta e per sempre» come dirà lei stessa in questa conversazione con Françoise Mouly e Art Spiegelman.

E tu Scorpione, cosa sei disposto a fare per difendere la tua libertà?

 

SAGITTARIO

Cari Sagittari che vi apprestate a leggere queste modeste righe, non sia mai che qualcuno di voi si senta forse vagamente afflitto dalla sindrome di Charlie Brown? Vi sentite depositari di molteplici conoscenze e verità, credete di riuscire a dominare la vostra multiformità, ma quando qualcuno vi riporta coi piedi per terra provate sconforto e delusione?
Charles Monroe Schulz, arcinoto fumettista creatore della ancor più nota comitiva dei Peanuts, era del Sagittario e riuscì a dar vita a un personaggio ancora più Sagittario di lui: Charlie Brown.
L’adolescente Schulz e Charlie Brown hanno molte cose in comune, il padre di entrambi fa il barbiere e la madre di entrambi la casalinga, tutti e due hanno un cane, sono introversi, ed entrambi provano dei sentimenti per una ragazzina dai capelli rossi. Schulz disse una volta che nei Peanuts ci si occupava di sconfitta, e infatti Charlie Brown perde sempre a baseball, i suoi aquiloni si incagliano sempre su qualche albero, in una vignetta la sua amica Lucy, calcoli alla mano, gli fa notare che con altri due giorni di depressione potrebbe raggiungere un guinness dei primati (Charlie Brown nell’udire la notizia non resiste ed esulta, mandando ovviamente in fumo qualsiasi possibilità di raggiungimento del traguardo).
Le storie di Charlie Brown e dei suoi amici non sono soltanto semplici storie di bambini, ma celano un significato più profondo, come potrete leggere ad esempio in questo articolo pubblicato l’anno scorso su The New Yorker; le vignette di Schulz invitano i lettori a contemplare “the big picture on a small scale”, la visione del mondo ridotta alla piccola scala di quel bambino un po’ adulto dalla testa rotonda. Sagittari, nel vostro prossimo futuro provate a cogliere l’ignoto che si cela nella profondità dell’apparenza.

 

ACQUARIO

Anche per Art Spiegelman il disegno è il salvifico mezzo utilizzato per narrare una storia drammatica, quella dell’Olocausto; ma a differenza di Marjane Satrapi che sente il bisogno di raccontare una storia e trova nel fumetto la risposta per farlo, Spiegelman al contrario rivela in questa intervista per The New York Review of Books come il suo unico intento fosse quello di affrontare una grande sfida, realizzare un long comic book, un romanzo a fumetti, e di come inizialmente non avesse alcuna idea delle tematiche che avrebbe trattato.
L’intenzione era in parte di riunire in un’unica opera gli ultimi cento anni di fumetto americano, ma al tempo stesso Spiegelman sente il bisogno di non lasciare in sospeso un progetto cominciato nel 1972, Funny Animals, alcune vignette attraverso cui il disegnatore affronta il tema del suicidio della madre. I genitori di Art sopravvivono infatti alla tragedia di Auschwitz e sarà proprio questa la storia di Maus, l’opera che consacrerà il successo di Spiegelman, soprattutto per la geniale trovata di annullare la presenza umana nella narrazione e trasporre l’orrore del nazismo in un mondo animale, dove gli ebrei sono i topi e i nazisti i gatti.
Alle domande poste dall’intervistatrice Spiegelman risponde spesso con l’arguzia dell’Acquario: «Nei primi anni Settanta, quando Maus stava per nascere, immaginava che sarebbe diventato un classico?» «Maus un classico? Pensavo, “magari dopo la mia morte”!», «Realizzare questo romanzo la ha aiutata a confrontarsi con la difficoltà di crescere come figlio di sopravvissuti dell’Olocausto?», «Lo sa, quando Maus è stato pubblicato, nel 1986, mi facevano la stessa domanda, e io rispondevo “sono stato in terapia, e disegnavo fumetti…i fumetti sono più economici”». Caro Acquario, non siamo sicuri circa l’insegnamento che potrai trarre da questo breve racconto, ma se vorrai approfondire la sagace figura di Spiegelman (che ti ricordiamo aver vinto notevoli riconoscimenti da parte della critica, tra cui nel 1992 lo Special Award del Premio Pulitzer, per la prima volta assegnato a una graphic novel) siamo certi che potrai ritrovarti nella sua determinazione.

 

PESCI

Cari Pesci, visto che siete mutevoli, sfaccettati, visto che gongolate in un mondo di sogni e illusioni, potrete forse sentirvi a vostro agio anche nelle densissime e sovraccariche tavole illustrate di Benito Jacovitti. C’è scritto Pop Jac in molte delle tavole realizzate da Jacovitti, e pop è in effetti il suo stile coloratissimo e senza pause; pop è anche Jacovitti quando racconta, sorridendo, di aver fatto infuriare il padre fascista per aver disegnato da ragazzo una versione cartonata di Italo Balbo con la falce il martello impressi sulle mostrine: «L’avevo visto sul 420, che era un giornale umoristico di stampo fascista, ovviamente contro i comunisti! Ma io non ci capivo niente, e così sono stato un satirico…antemarcia!» Jac comincia a pubblicare i suoi disegni a Firenze per la rivista Il brivido diventando popolare fin da subito con la doppia pagina illustrata intitolata La linea Maginot, scene realistiche attraverso cui si ironizza però sulla guerra e i suoi fatti quotidiani. Lo stesso avverrà con Pippo e gli inglesi grazie al quale inizierà la collaborazione con Il Vittorioso, della editrice cattolica AVE, che lo consacrerà ufficialmente nel panorama del fumetto italiano. Nelle panoramiche di Jacovitti si legge un ritratto forsennato della società italiana più popolare, la stessa che racconterà Federico Fellini, insieme al quale tra l’altro Jac lavorò a un pezzo poi non pubblicato sul giornale umoristico Il Travaso delle Idee. I personaggi più famosi sono Cocco Bill, Cip l’arcipoliziotto, Gionni Galassia, ma Jac lavorerà anche al Kamasultra, che gli costerà la censura, pena l’abbandono di altri famosi progetti, come il Diario Vitt, pubblicato sempre per Il Vittorioso.
Nonostante tutto Jac è inarrestabile, un umorista al cubo, triste, solitario e matto, e per tutta la vita verrà considerato fascista dai comunisti, e comunista dagli esponenti dell’estrema destra.
«Come si può pensare che io sia stato fascista, io che sono sempre stato contro l’arroganza, contro la dittatura e la violenza, io che ho sempre coltivato il pensiero libero, io che non ho mai votato perché non ho mai creduto nei partiti. Io sono e rimarrò per sempre, un anarchico, un anarchico di centro». Jac muore nel 1997 all’età di 74 anni, ma l’incredibile paese delle meraviglie dei suoi fumetti resta ancora oggi una delle invenzioni più attuali di sempre.

Cari Pesci, potreste anche perdervici nelle tavole di Jacovitti, sguazzarci dentro senza trovare una via di uscita, ma vi suggeriamo di osare nell’impresa.