Mercoledì 5 maggio alle ore 19.00 Giacomo Papi e Laura Cerutti parleranno di “Happydemia” e “Il censimento dei radical chic”‘.
Ho lavorato con tre editor: con Severino Cesari al primo romanzo, I primi tornarono a nuoto, con Rosella Postorino a I fratelli Kristmas e La compagnia dell’acqua e con Laura Cerutti a Il censimento dei radical chic e Happydemia. E ogni volta è stato diverso, non solo per le persone ma anche perché il testo cambia la relazione. Quello che ho imparato lavorando con tutti – lavorando da editor con scrittori – è che per imparare a scrivere bisogna imparare a leggere, ma che per imparare a leggere quello che hai scritto bisogna fare un passo indietro e guardare da lontano la storia in cui sei immerso. La funzione dell’editor è raddoppiare occhi, orecchie e cervello di chi scrive, ma anche aiutarlo a sdoppiare sé stesso per acquisire una visione complessiva di quello che sta scrivendo. Scrivere è sempre un’attività di relazione. Il genio romantico che crea dal nulla in solitudine è, appunto, un ideale. Chi scrive – anche se scrive da solo, anche se rifiuta di lavorare con un editor – cerca sempre una relazione con i lettori ed è in relazione con i personaggi della sua storia. L’editor è il primo lettore ed è un personaggio, a suo modo, perché può rivendicare coerenza di comportamento se nel testo manca, ma soprattutto è uno specchio in cui chi scrive può guardarsi per decidere in che direzione andare, quali strade prendere e quali abbandonare. Non dà risposte e non indica strade, perché gli specchi non danno risposte e non danno indicazioni. Aiutano a guardarsi in faccia.
Severino Cesari ti portava in un bar e iniziava a leggere ad alta voce quello che avevi scritto, dopo un paio di pagine quando cominciavi ad acquietarti nella vanità, ti sussurrava a tradimento “qui perdi il lettore” e prima che avessi il tempo di ribattere riprendeva a leggere fin quando, magari tre pagine più in là, ti diceva “qui lo riprendi”. Per Cesari solo ascoltando le proprie parole si poteva capirle, riconoscere il suono delle parole e il ritmo delle frasi, si poteva vederle, si poteva diventare davvero lettori di quello che si era scritto. Era il suo metodo, la voce metteva il testo nel mezzo, in uno spazio sospeso tra scrittore ed editor, che si mettevano a disposizione di una storia che non apparteneva più a nessuno, perché era di tutti, si trattava si farla venire a galla. Rosella Postorino è implacabile sulla struttura e sulla coerenza tra le parti, quindi sull’architettura. Il suo metodo, più che sull’ascolto, si basa sul chiedere conto di ogni scelta fino a stanare quello che vuoi dire davvero. Postorino è implacabile non solo sulla struttura, lo è anche sulla carne perché ha un’intuizione speciale per l’aspetto sensoriale della scrittura, sente il corpo dei personaggi e ti spinge a inchiodare la narrazione alle sensazioni che provano.
Con Laura Cerutti ho lavorato ai miei due ultimi libri, Il censimento dei radical chic e Happydemia, di cui parleremo durante l’incontro, che forse sono i più rischiosi perché sono quasi una sfida al presente. Scommettono sul fatto che si possa trasformare in romanzo quello che accade mentre accade, per fare ridere, capire e pensare. Il lavoro non è solo sul testo, è anche sul tempo. Oltre al lavoro sulla trama, sulla lingua, sul ritmo, sui personaggi e sul mondo narrativo, che deve essere paradossale e familiare al contempo, si tratta di cercare di capire e anticipare gli eventi, si tratta di usare il romanzo come schema per raccontare il presente mentre sta accadendo. La narrazione ti costringe alla sintesi, a trasformare in dialoghi condensati e credibili, pensieri che potrebbero diventare saggi a sé stanti, e a mettere alla prova la politica sulle vite concrete dei tuoi personaggi. Il pericolo, come si sa, è dovuto al fatto che il presente cambia di continuo, procede a zig zag e in un istante può fare crollare quello che avevi visto e previsto. Per questo la velocità è fondamentale. Bisogna fare a gara con la storia e scrivere in fretta, senza scalette fisse, con un’attenzione costante alle notizie, perché bisogna essere pronti ad accogliere nel romanzo l’attualità, le parole della politica, le notizie strane e quelle esemplari. Con Laura Cerutti l’editing accade in diretta, capitolo per capitolo o quasi, in un dialogo costante che, se non fosse affrontato con la sua leggerezza e la mia incoscienza, farebbe tremare. Anche Cerutti è implacabile – e se non è convinta gira intorno alla sua preda fin quando cade o si trasforma – ma per fortuna non demorde ridendo.
Giacomo Papi
Happydemia. Raccontare il presente (ed eventualmente riderne). Mercoledì 5 maggio alle ore 19.00 con Giacomo Papi e Laura Cerutti.