La pittura rappresenta un’occasione tutta particolare per educarsi al silenzio e viverne i momenti sensoriali che ha il potere di suscitare. Nell’ammirazione contemplativa, nell’abbandono alla bellezza delle forme e delle scene che mute interrogano l’osservatore.
Dove le figure, le cose, gli ambienti fanno intuire la presenza di voci, di fruscii, di suoni; ma anche immaginare dialoghi, talvolta perfino grida e frastuoni. Quando si visitano i musei, le chiese, le pinacoteche o quando si sfoglia un libro d’arte, le parole vengono meno, la pensosità critica lascia il posto al puro godimento estetico. Davanti a un ritratto, o ad un autoritratto, il silenzio è suggerito o imposto da quel volto taciturno; mentre, dinanzi ad un paesaggio, un sentimento estatico che non ammette discorsi li rende all’istante superflui.
Quadri, affreschi, miniature sono dunque un invito a sostare dinanzi ai loro muti racconti; invogliano chi osserva a scrutare sfumature e dettagli nascosti; gli chiedono di interloquire silenziosamente con le loro arcane presenze. Per ritrovare, dopo stupori e meditazioni, il desiderio di parole più quiete e meno superflue.