Per il ciclo Le avventure dell’interpretazione.
Roberto Mussapi parla delle relazioni tra Poesia e Cinema, la forma d’arte più antica e la più moderna. Dalla sua adolescenza il cinema attinge alla poesia, generando molte volte opere poetiche assolute, in cui immagine e voce si fondono come in un sogno antico, congenito all’uomo.
Parola inscindibile dalla visione, il cinema è un genere poetico sognato dai tempi delle danze nelle caverne, dipinte, salmodiate da versi rituali. Una riflessione sui fondamenti, ma anche storica. Da Bergman a Fellini, da Kurosawa a Weir, da De Sica a Polanski, un rapporto che nasce e si manifesta con esiti a volte straordinari.
“Non solo i ponti tra Oriente e Shakespeare, come in Kurosawa, ma anche il poema che nel cinema trova momenti esemplari accanto a quelli più diffusi, narrativi, storici. E poi il cartone animato, che porta all’assoluto la ricerca di una forma incorporea, affine all’astrazione della parola poetica. Non solo il cinema che si nutre di poesia, ma la poesia che alla nuova arte attinge, con un arricchimento di spazi e dimensioni temporali, con l’acquisizione di nuove possibilità espressive attraverso il montaggio, che tanto entra nella poesia del Novecento.”